venerdì 28 novembre 2008

I bambini devono addormentarsi col pensiero di un domani migliore


Questa settimana, leggendo un quotidiano, ho trovato un articolo molto interessante: hanno fatto un'intervista al neuropsichiatra infantile Franco Pajno Ferrara. Rispondendo all'amico kuijt, ho pensato di riportare l'intervista, in quanto,il professore Universitario, consiglia i metodi per difendere i bambini dai drammatici fatti di cronaca e dai gravi traumi psicologici. Secondo il Professor Pajno Ferrara i bambini, sotto il bombardamento mediatico che racconta con insistenza le drammatiche vicende di cronaca, corre effetti destabilizzanti perchè questi fatti non vanno nella linea della continuità positiva dell'esistenza, cioè l'addormentarsi con il pensiero di un domani migliore. Secondo lui, i genitori possono vagliare sulle trasmissioni televisive e sulle notizie pubblicate dai giornali per fare in modo che certi fatti crudeli non arrivino a colpire direttamente i più indifesi, i bimbi; il compito dell'adulto nei confronti del bambino è l'esercizio della protezione. La serenità non è una facoltà per il modo di dire dell'infanzia, ma un dovere. Vaglare è ciò che abitualmente i genitori fanno, o dovrebbero fare, su molti aspetti della vita dei loro figli. Ebbene lo devono fare anche quando capitano episodi drammatici; se si abolisce anche questo dovere, significa che i genitori non hanno più nessun compito. Questo è un modo di dire che troppi genitori prendono di scaricare l'onere dell'educazione sulla scuola. Non può essere solo così, tutti delegano, e rinunciano alle regole più impegnative. Un esempio è l'attesa, perchè molti padri e madri hanno rinunciato a trasmettere ai figli la felicità dell'attesa. E' un peccato perchè la fatica, l'attesa e l'impegno hanno un valore determinante nel soddisfacimento dei nostri desideri. Ma questo bisogna insegnarlo, trasmetterlo. Invece molti infilano la scorciatoia; il che è molto più facile perchè il bambino è contento. Questo però non avviene solo con i figli, ma lo fanno prima con loro stessi, poi lo fanno anche con i figli che si trovano i regali prima di Natale, i doni prima della promozione e ogni bene prima del compleanno, prima della festa. Il risultato è che il regalo, o meglio il premio, non è più prezioso perchè diventa un'abitudine. Pajno Ferrara, poi, non vuole criminalizzare la televisione, che può avere un ruolo importante e prezioso, però può diventare devastante se usata in modo non corretto, come tutti i mezzi di divulgazione di massa. Dunque, i genitori devono impegnarsi a leggere, spiegare, interpretare e decodificare il messaggio. Non farlo leggere, farlo interpretare, farlo assimilare in diretta dai loro bambini; così non va. Il professorre poi, afferma che non capisce perchè tutti corrono se vedono un bambino in mezzo alla strada da solo e nessuno fa niente se un piccolo trascorre i pomeriggi davanti all tv o su internet, in beata solitudine. Ritiene anche che la ripetizione delle immagini violente possa "normalizzare" la tragedia, farla cioè sentire come possibile e in qualche modo provocare o quanto meno giusificare atti emulativi; la ripetizione banalizza il delitto. Autorizza ad emularlo perchè il fatto non è più eccezionale, ma diventa normale. Si sa che certi fatti non possono essere nascosti perchè tutti ne parlano, ma i genitori devono farsi carico della loro interpretazione con i figli. Non possono arrivare a casa stanchi morti e mettersi davanti alla tv per guardare le sequenze del delitto con i figli che si ingozzano di patatine, come fosse un film, come una telenovela. Se il pensiero positivo di un bambino si spegne, iniziano le ansie e le patologie. Il pensiero positivo sul futuro, anche se talvolta su interrompe, deve essere al più presto ripristinato come se si dovesse rammendare uno strappo nel tessuto dell'esistenza. Di questo, si devono preoccupare i genitori prima di tutto, prima delle maestre, perchè il pensiero affettivo di un bambino non è la maestra, sono la mamma ed il papà. Alla fine, Franco Pajno Ferrara, raccomanda di trasmettere ai figli sentimenti di accoglienza e comprensione. Questa esigenza non vale solo per i bambini ma anche per gli adulti e dura per tutta la vita. Non ci sarà un adulto positivo e sereno se prima non c'è stato un bambino con le medesime caratteristiche, cioè una creatura che ha potuto correre i primi passi della sua vita sul prato verde della fiduacia nel domani.

sabato 22 novembre 2008

Harry Potter: l'importanza della fiaba


Molte cose sono state scritti per spiegare il fenomeno Harry Potter e la riscoperta dei bambini del libro. Le sue storie sembrano aver fatto una magia a lungo attesa: spostare l’interesse sempre più notevole verso i media basati su un linguaggio per immagini (televisione, videogame) al messaggio scritto. Perché questa serie di libri, e non altri? Esistono molti libri per ragazzi, intere collane, perché questo ragazzino gracile ed occhialuto ha saputo calamitare l’interesse dei ragazzini?Una prima indicazione è nella trama: essa ricalca i temi universali delle favole popolari. Il protagonista è un personaggio normale, all’inizio anche un po’ deprezzato (il figlio minore di molte favole), che quasi suo malgrado si trova coinvolto in una serie di avvenimenti. Affrontando le varie avventure il protagonista stesso scopre man mano le proprie risorse personali e morali, le sue capacità. Sono proprio queste risorse interne, prima poco conosciute e per lo più svalorizzate, a permettergli di percorrere il suo cammino e superare gli ostacoli.Chi è il protagonista?Un ragazzino di undici anni che, proprio alle soglie della pubertà, scopre in sé strani poteri (poteri magici) che all’inizio lo turbano, gli sono estranei e lo fanno sentire diverso ed “estraneo” a sé stesso ed al mondo circostante. Sono anche poteri difficili da controllare e gestire; all’inizio sono quasi loro a gestire il ragazzino manifestandosi indipendentemente dalla volontà cosciente. In questo periodo della vita le spinte pulsionali, per lo più silenti in latenza, riaffiorano dal profondo con rinnovata vigoria, ciò porta il ragazzo o la ragazza a viversi come il portatore di qualcosa di diverso, perturbante, estraneo. Queste spinte non sono affatto dominate ma spesso irrompono nell’azione e nel pensiero. Si sviluppano fantasie che hanno la loro origine in fantasmi inconsci di natura aggressivo-sessuale, il ragazzo vive anche queste come perturbanti ed estranee, sono anch’esse poco gestibili e frequentemente il ragazzo si sente più in balia di esse che capace di controllo e modulazione. Il cammino di Harry Potter è un percorso di crescita, crescita psichica attuata attraverso il riconoscimento e l’accettazione di questo “essere diverso”, di non essere più un bambino. Cammino doloroso, con ripensamenti, dubbi, angosce, ma che, man mano, permette al protagonista di gestire queste sue nuove capacità, anche qualche volta sbagliando, lasciandosi andare a briglia sciolta, perché anche questo fa parte del processo di crescita.Un grosso aiuto viene dall’amicizia dai compagni, gruppo di coetanei che diventa, come succede ai ragazzini di questa età, sempre più un mondo indipendente e con valenze diverse rispetto al mondo adulto. Anche il mondo adulto acquista nuove dimensioni: screditati e rifiutati gli adulti autoritari, viene scoperta e valorizzata l’autorevolezza dell’adulto, si fa più forte la spinta identificatoria verso figure autorevoli e capaci. La preadolescenza e la prima adolescenza sono caratterizzate dal massiccio riemergere di fantasmi e desideri edipici e preedipici. In Harry Potter l’elaborazione preconscia di questi fantasmi trova un suo spazio. Molti dettagli minori che infarciscono la trama sembrano richiamare simbolicamente questi desideri e fantasie, permettendone una sdrammatizzazione scherzosa: ecco il comparire delle cioccorane, l’indugiare benevolmente nella descrizione di pasti a base di caramelle ed altri dolciumi ( la realizzazione, senza punizione, del desideri di Hansel e Gretel).Alcuni episodi minori sono incentrati sull’utilizzo di magie puzzolenti, i ragazzi mangiano le caramelle mille gusti + 1 (compreso il gusto vomito). Tutto questo fa parte dell’universo preadolescenziale, nei libri si indugia su questi piccoli piaceri orali ed anali, trattandoli senza riprovazione. Un’acuta descrizione, sotto forma di metafora, del mondo interno e dei suoi conflitti in preadolescenza e in adolescenza, non solo è ben accetta al ragazzino ma gli fornisce anche alcuni strumenti: identificandosi con il protagonista si sente meno solo e diverso, lenisce le sue ansie (il percorso è difficile ma non impossibile), lo fa sorridere, a volte, sulle sue difficoltà, sdrammatizzando le sue paure e dando sollievo ai sensi di colpa che accompagnano l’insorgere di fantasie e spinte orali ed anali. E' stata paragonana la serie di Harry Potter ad una lunga fiaba; Bruno Bettelheim nell’introduzione al suo libro “Il mondo incantato” afferma: “Perché una storia riesca realmente a catturare l’attenzione del bambino deve divertirlo e suscitare la sua curiosità. Ma per poter arricchire la sua vita, deve stimolare la sua immaginazione, aiutare a stimolare il suo intelletto e chiarire le sue emozioni, armonizzarsi con le sue ansie ed aspirazioni, riconoscere appieno le sue difficoltà, e nel contempo suggerire soluzioni ai problemi che lo turbano. In breve, essa deve toccare contemporaneamente tutti gli aspetti della sua personalità, e questo senza mai sminuire la gravità delle difficoltà che affliggono il bambino, anzi prendendone pienamente atto, e nel contempo deve promuovere la sua fiducia in sé stesso e nel futuro." Forse i ragazzini hanno trovato in questa nuova fiaba una storia che da un lato permette la manifestazione di comportamenti a lungo repressi e dall’altro un sostegno dell’Io. Un’importante funzione della favola è infatti quella, attraverso il linguaggio della metafora, di suggerire di non bloccare le spinte pulsionali bensì di accettarle incanalandole verso modalità di soddisfacimento in accordo con le esigenze dell’Io e del Super-io. Le favole, nel loro linguaggio simbolico universale, forniscono svariati esempi di come la risoluzione del conflitto psichico possa passare attraverso la sublimazione delle pulsioni aggressivo-sessuali, aiutano così a rafforzare il principio di realtà. La spinta non viene inibita o bloccata ma incanalata verso soddisfazioni sintoniche con l’Io e la realtà.

martedì 18 novembre 2008

Un mare di libri: quali scegliere?

Dopo avervi presentato qual è il modo per scegliere il libro più adatto da leggere ai bambini, oggi vi voglio chiarire che caratteristiche devono avere questi libri, in base alle diverse età.

Dai 6 mesi libri di immagini semplici che facilitano nel bambino l’attivazione del processo di riconoscimento e favoriscono il collegamento fra immagine e oggetto reale; le caratteristiche di questi libri sono:
- libri di cartone che possano “resistere” al bambino
- libri a misura delle sue mani
- libri con colori vivaci ma con un numero non eccessivo di immagini per pagina
- libri con figure di bambini, visi, oggetti familiari, con immagini semplici
- libri con non più di una o due parole per pagina utili al genitore per imbastire una microstoria

Dai 12 mesi serie di immagini di oggetti con un nesso tra di loro in quanto favoriscono lo sviluppo di capacità di associazione logica, di connessione fra vari elementi raffigurati in base a fattori contestuali e funzionali; le caratteristiche di questi libri sono:
- libri ancora di cartone resistenti con storie brevi
- libri con poche parole per ogni pagina
- figure di bambini che fanno le cose di tutti i giorni: giocare, dormire, mangiare, andare all’asilo nido
- libri di animali conosciuti dal bambino che fanno cose semplici (mangiano, corrono, dormono)
- libri della buonanotte per andare a letto
- libri con rime semplici o testo di facile comprensione

Dai 18 mesi riconoscimento di un oggetto e della sua funzione: libri che presentano successive trasformazioni di un oggetto o che presentano un oggetto prima isolato e poi in un contesto. Protostorie: uno stesso elemento o personaggio è presentato in una successione di situazioni analoghe. Esiste un inizio e una fine: un bambino si prepara per l’asilo nido, ci va, incontra gli amici, gioca, torna a casa.

Dai 24 mesi storie brevi: anche qui troviamo un medesimo personaggio che compie diverse azioni, con episodi che però iniziano a susseguirsi in misura più consistente; le caratteristiche di questi libri sono:
- dai due anni molti bambini possono maneggiare le pagine di carta
- figure brillanti di bambini, animali, oggetti familiari
- storie di famiglie, di cibo, di animali, di automobili, di biciclette
- storie su fratelli e sorelle, sul farsi degli amici, sull’andare a scuola
- storie che ripetono e contengono parole intuibili, ritmi e rime, libri che possono memorizzare
- storie sciocche, scherzi, figure comiche

Dai 30 mesi storie complesse: caratterizzate da testi con molte sequenze e molti personaggi; vengono affrontati anche temi legati alle emozioni del bambino, ai suoi sentimenti, alle sue fantasie

Dai 4 anni belle storie su bambini che gli somigliano e vivono come lui, oppure in ambienti esotici; le caratteristiche di questi libri sono:

- storie divertenti e semplici
- libri con i numeri e libri con l’alfabeto
-libri sugli amici e sulla scuola
- libri con informazioni sul mondo
- e, ancora una volta, belle storie, belle illustrazioni


Criteri per la scelata dei libri per i più piccoli


- Accuratezza della veste grafica e, se si tratta di libri destinati alla prima infanzia, uso di materiali gradevoli al tatto, non tossici, lavabili e privi di elementi potenzialmente pericolosi. Chiara enunciazione (sulla copertina e non sull’eventuale involucro che lo racchiude) di conformità ai criteri di sicurezza. Libri dalla copertina lucida e dura che possono essere puliti con un panno umido sono un ottimo investimento contro le manine appiccicose e la simpatia distruttiva che il bambino dimostra per i suoi primi libri.

- Alta leggibilità dell’immagine che, escludendo elementi stereotipici, deve saper stimolare nel bambino e nell’adulto che la “legge” con lui, la capacità di costruire e verbalizzare una storia. Gli oggetti illustrati possono essere notati più chiaramente se risaltano distintamente dal loro sfondo.

- Alta qualità del linguaggio. Quando all’immagine si unisce il linguaggio verbale, questo deve essere semplice ma preciso, mai banale, mai generico o astratto. Dovrebbe includere termini di uso non abituale per stimolare nel bambino il desiderio di ripetere parole nuove desumendone i significati dal contesto. L’uso di stilemi tipici del linguaggio poetico (rime, allitterazioni, assonanze, ripetizioni, ecc.) aumenta il fascino della lettura ad alta voce.

- Qualità della storia. Anche con elementi minimi è possibile costruire storie di contenuto “forte”, storie che sanno avvincere e che sanno stabilire una precisa e adeguata relazione con l’esperienza di chi le ascolta.

- Adeguatezza del materiale linguistico e iconografico proposto, nonché dei temi suggeriti dalla storia, ai diversi stadi evolutivi del bambino. Si tenga presente tuttavia che il criterio di “adeguatezza” è fortemente legato all’esperienza di ascolto e di lettura che il bambino possiede.

venerdì 14 novembre 2008

Bambini e libri: come scegliere?


Ogni fascia d'età è diversa dalle altre,e questa si nota soprattutto nei bambini. Lo sviluppo dei bambini caratterizza molte cose, e tra queste anche le fiabe...infatti, queste possono essere utili per seguire e comprendere lo sviluppo del bambino e il suo avvicinamento ai libri e alla lettura; è importante non considerarle in maniera rigida, ma tenendo presente che ogni bambino possiede delle caratteristiche personali diverse da ogni altro suo coetaneo.

A 1 mese ed anche prima al bambino piacciono le ninne nanne, vanno bene tutte; si possono usare quelle di famiglia o anche quelle in dialetto. Non va male se la ninnananna è sempre la stessa prima del sonno dal momento che i bambini amano i rituali.
A 2 mesi possiamo fargli vedere disegni di volti umani o fotografie; queste ultime si devono posivionare ad una distanza non superiore ai 30 cm dal suo volto. Le figure devono essere di grande formato: circa cm 24 x 17. Le fotografie si possono incollare ad un cartoncino dello spessore di un paio di millimetri in modo che nei mesi successivi possa prenderle in mano.
A 6 mesi è attratto dalle foto e dalle figure del libro che cerca di prendere e di “mangiare”. Prova a passare il libro da una mano all’altra.I libri a questa età e almeno fino a 12 mesi devono essere resistenti, atossici, con pagine grosse, con colori vivaci e oggetti familiari o figure di bambini. Attenzione: le figure non devono essere stilizzate per essere comprese e i libri non molto ingombranti. Si deve farglieli vedere tenendo i libri in braccio. Sono preferibili i libri veri, di grosso cartone, e non libri giocattolo o libri da bagno.
A 9 mesi è sempre attratto dalle foto e dalle figure del libro che cerca di prendere e di “mangiare”. Passa con facilità il libro, se non è ingombrante, da una mano all’altra; indica le pagine con una o più dita. Prova a girare la pagine a mano piena se l'ha visto fare dai genitori. Gli si fanno vedere i libri tenendolo in braccio. Oppure ci si può sdraiare su un tappeto insieme al bambino, guardando il libro insieme.
A 12 mesi tiene il libro in mano, se aiutato, e gira più pagine alla volta, sempre a mano piena. Dà il libro all’adulto. I libri devono sempre essere robusti e maneggevoli. Possono essere ora anche più grandi. Le figure preferite riguardano azioni familiari (mangiare, dormire, giocare) e piccoli animali, mentre i testi preferiti sono sempre le filastrocche. Meglio cercare di evitare figure di cose che il bambino ancora non conosce. Comincia a rendersi conto di immagini di volti capovolti.
A 15 mesi gira le grosse pagine usando due dita. Nel caso in cui un libro contenga una faccia, capisce se è capovolto. Talora gira la sua faccia per adattarla a quella del libro. Gli piacciono i libri con frasi brevi e facili, che possa imparare ad anticipare.
A 18 mesi completa ed anticipa le frasi del libro. Gli piacciono libri che parlano di animali (leggendo si possono fare versi buffi come quelli degli animali), di bambini, delle cose di ogni giorno, con frasi brevi e semplici. Comincia ad orientare il libro.
A 24 mesi gira bene la pagina. Trascina i libri in giro per la casa e “legge” alle bambole o al gatto inventando lui stesso storie a suo piacimento. Gira da solo una pagina nel verso giusto se contiene una faccia capovolta. Può correggere l’errore del lettore. Gli piacciono le storie che danno l’opportunità di identificarsi con i personaggi, che raccontano prove da superare, che fanno ridere. Quando si passeggia con il bambino gli si possono leggere anche le scritte, i cartelli e i segnali.
A 30 mesi può” leggere” un libro che gli è stato letto molte volte. Gli piacciono storie di bambini della sua età che narrano momenti di vita comune (andare a scuola o dal dottore), di amicizia, di fratelli o sorelle, ma anche libri fantastici, avventurosi. I testi devono essere semplici. Le fiabe tradizionali (e in particolare quelle “del perché” con animali parlanti che spiegano le cose) aiutano anche a proiettare all’esterno le paure e le emozioni che il bambino ha dentro di sé. Al bambino piace scegliere la storia e gli piace anche farsela leggere molte volte.


Con questo si può notare che per i bambini, anche le più semplici azioni quotidiane, come leggere una fiaba, sono piene di significati...niente è dato per scontato!


"La fiaba ha un tipo di svolgimento che si conforma
al modo in cui
un bambino pensa e percepisce il mondo;
per questo la fiaba è così convincete per lui"

lunedì 10 novembre 2008

L'importanza della lettura


''Ogni bambino ha diritto ad essere protetto non solo dalla malattia e dalla violenza ma anche dalla mancanza di adeguate occasioni di sviluppo affettivo e cognitivo. Questo è il cuore di Nati per Leggere. Dal 1999, il progetto ha l'obiettivo di promuovere la lettura ad alta voce ai bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni. Recenti ricerche scientifiche dimostrano come il leggere ad alta voce, con una certa continuità, ai bambini in età prescolare abbia una positiva influenza sia dal punto di vista relazionale (è una opportunità di relazione tra bambino e genitori), che cognitivo (si sviluppa meglio e più precocemente la comprensione del linguaggio e la capacità di lettura); per di più si consolida nel bambino l'abitudine a leggere che si protrae, poi, nelle età successive anche grazie all'imprinting precoce legato alla relazione.
La lettura a voce alta, nella sua apparente semplicità, contiene molte valenze legate a modelli di comunicazione positivi e affettivi che influiscono in modo rilevante sullo sviluppo emotivo del bambino. Essa è considerata l’attività più importante per la acquisizione delle conoscenze necessarie per il successo nella lettura. La lettura è per il bambino uno strumento ideale per trattenere con sé l’adulto nel modo a lui più gradito, cioè con dedizione, partecipazione completa e senza distrazioni. La presenza dell’adulto è consolatoria, e fornisce protezione e sicurezza. Quando il bambino chiede la ripetizione della lettura non necessariamente è interessato alla storia ma forse vuole prolungare quella sensazione piacevole e continuare ad avere la mamma ( il papà, la zia o l’insegnante) accanto. Con la lettura il bambino si appropria lentamente della lingua materna, delle sue parole, della sua forma e struttura. Questo gli serve per costruire le proprie strutture mentali, per capire i rapporti (io e gli altri, io e le cose) e le distanze spazio-temporali.
Le competenze emergenti nell’acquisizione della capacità di leggere (emergent literacy)Le capacità e conoscenze associate alla futura capacità di decodificare le parole possono essere così schematicamente sintetizzate in:
- sviluppo del linguaggio orale (aumenta l’ampiezza del vocabolario)
- competenza fonologica (prima attraverso le sillabe, poi con le rime e la miscelazione dei fonemi che avviene solo quando si inizia a leggere). Questa competenza è strettamente legata al successo nella lettura.
- conoscenza del linguaggio scritto
- conoscenza delle convenzioni della scrittura:
corrispondenza tra linguaggio orale e scritto, scrittura da sinistra a destra e dall’alto in basso, alfabeto che rappresenta i suoni del linguaggio; conoscenza delle funzioni della scrittura; testo che racconta una storia, dà informazioni, dà istruzioni; conoscenza dell’alfabeto; conoscenza delle lettere e dell’associazione tra una lettera ed il suo nome e tra una lettera e il suo suono
Lo sviluppo di competenze emergenti varia in ogni bambino ed è influenzato da diversi fattori:
- capacità innate
- qualità e quantità del linguaggio ascoltato in famiglia
- desiderio di apprendere del bambino e sua autostima
- esposizione del bambino ad attività letterarie.
Esistono marcate differenze sociali nelle capacità di acquisire la competenza fonologica, che derivano dalla quantità e qualità delle interazioni verbali a cui è esposto il bambino.
La lettura è anche un mezzo per rafforzare l’esito di un attaccamento sicuro nei primi anni di vita che è essenziale per la crescita delle competenze del bambino in tutti i campi, perché influisce sulla maturazione cerebrale, sulle connessioni neurologiche e sui processi mentali. Nelle relazioni con attaccamento sicuro il bambino si distrae raramente e apprende maggiormente.
La lettura ad alta voce è considerata un’azione di prevenzione nei confronti dell’abbandono scolastico e dei problemi di comportamento. Essa determina l’esperienza dell’apprendimento della lettura stessa che segna il destino della carriera scolastica del bambino.
Bambini che possono godere di un’esposizione alla lettura giornaliera e costante nel tempo giungono alla prima elementare con maggiori capacità e conoscenze basilari per la futura decodifica delle parole; questo permetterà loro di imparare a leggere e scrivere con maggiore facilità. Numerose ricerche hanno dimostrato come il livello di abilità di lettura riscontrato alla fine del primo anno di scuola elementare sia fortemente correlato negli anni con una maggiore abilità a leggere testi scritti.
E’ evidente quindi quanto siano legati, nell’infanzia, sviluppo delle competenze linguistiche, confidenza verso la lettura, proprietà di linguaggio del bambino, capacità di mantenere l’attenzione e la concentrazione e livello di autostima e sicurezza.''

sabato 8 novembre 2008

Cos'è la fiaba?


Negli scorsi interventi vi ho parlato tranquillamente...ma mi sono accorta di non avervi ben chiarito cos'è una fiaba, anche se posso immaginare che molti di voi abbiano già un'idea.

Alice nel Paese delle Mervaiglie, Cappuccetto Rosso, Pinocchio, La Bella e la Bestia, e molte altre storie, rientrano nel genere letterario della fiaba, la quale fa parte del collettivo della cultura, delle tradizioni e delle origini dei popoli. Le fiabe sono state tramandate oralmente di generazione in generazione per diversi secoli, e chi le tramandava spesso le modificava aggiungendo o togliendo parti, per fare in modo che descrivevano meglio la vita della povera gente. Ci sono state persone, però, che le hanno raccolte e trascritte: da ricordare sono Collodi, untore di "Pinocchio", James Matthew Barrie, scrittore di "Peter Pan", Hans Christian Andersen, i fratelli Grimm.

Ai giorni nostri la letteratura fiabesca ha come destinatario solamente il bambino, precedentemente, invece, rappresentava un divertimento anche per gli adulti ed aveva grande importanza per la vita della comunità in quanto trasmetteva valori.

Le caratteristiche che si possono riscontrare sono simili in tutte le fiabe: i personaggio, i luoghi e l'epoca sono indicati genericamente e non vengono descritti, infatti si trovano frasi come "C'era una volta...", "In un paese lontano...", ma non si dice nè dove nè quando; inoltre, i fatti che si presentano nel racconto sono fatti impossibili, e i personaggi inverosimili. Per di più, il mondo viene per la maggior parte rappresentato diviso in due: i personaggio sono o buoni o cattivi, o furbi o stupidi, o bellissimi o bruttissimi, non esistono vie dei mezzo. La storia si conclude sempre con un lieto fine e con una morale, la quale insegna innumerevoli valori, lasciando, inoltre, al lettore ogni decisione. Il linguaggio impiegato nella fiaba è caratteristico dei narratori popolari.


"A livello manifesto le fiabe hanno poco da insegnare circa le specifiche condizioni della vita nella moderna società di massa; queste storie furono create molto tempo prima del suo avvento. [..] Attraverso i secoli durante i quali, con le successive rielaborazioni, diventarono sempre più raffinate, le fiabe finirono per trasmettere nello stesso tempo significati palesi e velati. [...] Applicando il modello psicanalitico della personalita' umana, le fiabe recano importanti messaggi alla mente conscia, preconscia e subconscia, a qualunque livello ciascuna di esse sia funzionante in quel dato momento. Queste storie si occupano di problemi umani universali, soprattutto di quelli che preoccupano la mente del bambino."

mercoledì 5 novembre 2008

Fiaba come metodo curativo

Vorrei continuare a parlare del libro di Bettelheim perchè, nel "Mondo incantato" l'autore offre un quadro elaborato del rapporto che si crea tra bambino e fiaba, ponendo l'accento sul valore terapeutico. In questo libro lo psicopedagogista ha analizzato a lungo i racconti popolari, ed ha cercato di dimostrare il modo in cui ciascuno di questi, evidenzi conflitti o angosce in specifici stadi dello sviluppo. Bettelheim, inoltre, vede nella fiaba un espediente narrativo utile per affrontare una serie di eventi negativi corrispondenti alle paure o alle circostanze reali della vita del bambino. Quest'ultimo sa qual è la differenza tra realtà e fantasia, e trova nella fiaba un importante momento di liberazione delle proprie angosce, che gli permette di esprimersi liberamente. Si può notare, quindi, che diversi studiosi hanno utilizzato le fiabe anche come strumento terapeutico. Una tecnica attraverso la quale si può valutare la personalità dei bambini è il Test delle fiabe (FTT); questo utilizza come stimolo una serie di tavole illustrate dei principali personaggi di alcune fiabe. Grazie a queste il bambino esprime gli aspetti centrali delle proprie esperienze, dei propri conflitti e delle angosce.


Il lavoro terapeutico è supportato proprio dalla magia della fiaba, che conduce per mano colui che la ascolta, proiettandolo nel regno del fantastico, e dove tutto è realizzabile. Nella fiaba, infatti, ogni cosa può cambiare rapidamente, al semplice tocco di una bacchetta magica, o al rintocco di un orologio. Il racconto fantastico è inoltre un cammino interiore, percorso senza muoversi. Per di più, il suo iniziare con "C'era una volta tanto tanto tempo fa....", rende possibile al lettore di proiettarsi automaticamente nel regno della profondità della psiche.


La fiaba, poi, potrebbe essere definita coma una sequenza di simboli che comunicano su due piani contemporaneamente: quello della coscienza (che si deve comprendere utilizzando la parte razionale), e quello più profondo dell'inconscio (che lo si rielaborerà al di là dei limiti della mente e nell'ambito di un sapere antichissimo e comune a tutta l'umanità).


Il primo a mettere in luce il carattere simbolico della fiaba fu Sigmund Freud, il quale afferma che le fiabe riguardano gli aspetti più primitivi della psiche. Infatti, nell' "Interpretazione dei Sogni", Freud si riferisce alle fiabe per giustificare l'analisi dei lavori onirici.

lunedì 3 novembre 2008


Ehi,ciao!! Tutto bene mi auguro!!

A me tutto ok...devo solo finire di riordinare alcuni libri da leggere in camera... Tra questi ne ho uno che mi è sembrato molto interessante,ed inerente all'argomento che ho scelto per questo blog. Si intitola "Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicanalitici delle fiabe" di Bruno Bettelheim. Mi ha colpito molto questo libro, in quanto si occupa delle fiabe, del “mondo incantato” , con il quale ogni bambino cresce, un mondo magico che accompagna alla scoperta di sé e della realtà che ci circonda. Bettelheim, attraverso un'analisi psicanalitica, ci spiega l'impatto emotivo della fiaba sui più piccoli; questi infatti, trasmettono le proprie paure ai personaggi, esternando quello che veramente pensano e provano. Esse, infatti, esprimono in modo simbolico un conflitto interiore e poi suggeriscono come può essere risolto. In questo modo possono rincuorare il bambino e incoraggiare il suo sviluppo emotivo mentre, contemporaneamente, lo affascianano e divertono, stimolando la sua immaginazione. L'autore dimostra come il messaggio delle fiabe aiuta a superare l'angoscia di essere bambnini in un mondo di grandi. L'identificazione con i personaggi e la partecipazione emotiva al racconto sono possibili perchè le fiabe parlano il linguaggio della fantasi, che è lo stesso del bambino.


Ma ora basta...sennò vi svelo tutto il libro...e se magari qualcuno decide di prenderlo, non è piacevole scoprire tutto in anticipo,o no?!

A me è piaciuto molto, ho imparato molte cose che non sapevo, e quindi è stato istruttivo, soprattutto per il lavoro che spero di intraprendere!!


I bambini rappresentano un mondo a se stante, ed è stupendo osservarli, e capire i loro pensieri...per loro il genere fiabesco è molto importante: li aiuta alla crescita ed alla formazione individuale.

Leggere una fiaba diventa un modo per sognare ad occhi aperti: dà la facoltà di "viaggiare" in luoghi fantastici, dove il male perde sempre.


Mi auguro di non avervi annoiato, però mi faceva piacere raccontarvi un pò un libro che a mio avviso è molto interessante...