mercoledì 5 novembre 2008

Fiaba come metodo curativo

Vorrei continuare a parlare del libro di Bettelheim perchè, nel "Mondo incantato" l'autore offre un quadro elaborato del rapporto che si crea tra bambino e fiaba, ponendo l'accento sul valore terapeutico. In questo libro lo psicopedagogista ha analizzato a lungo i racconti popolari, ed ha cercato di dimostrare il modo in cui ciascuno di questi, evidenzi conflitti o angosce in specifici stadi dello sviluppo. Bettelheim, inoltre, vede nella fiaba un espediente narrativo utile per affrontare una serie di eventi negativi corrispondenti alle paure o alle circostanze reali della vita del bambino. Quest'ultimo sa qual è la differenza tra realtà e fantasia, e trova nella fiaba un importante momento di liberazione delle proprie angosce, che gli permette di esprimersi liberamente. Si può notare, quindi, che diversi studiosi hanno utilizzato le fiabe anche come strumento terapeutico. Una tecnica attraverso la quale si può valutare la personalità dei bambini è il Test delle fiabe (FTT); questo utilizza come stimolo una serie di tavole illustrate dei principali personaggi di alcune fiabe. Grazie a queste il bambino esprime gli aspetti centrali delle proprie esperienze, dei propri conflitti e delle angosce.


Il lavoro terapeutico è supportato proprio dalla magia della fiaba, che conduce per mano colui che la ascolta, proiettandolo nel regno del fantastico, e dove tutto è realizzabile. Nella fiaba, infatti, ogni cosa può cambiare rapidamente, al semplice tocco di una bacchetta magica, o al rintocco di un orologio. Il racconto fantastico è inoltre un cammino interiore, percorso senza muoversi. Per di più, il suo iniziare con "C'era una volta tanto tanto tempo fa....", rende possibile al lettore di proiettarsi automaticamente nel regno della profondità della psiche.


La fiaba, poi, potrebbe essere definita coma una sequenza di simboli che comunicano su due piani contemporaneamente: quello della coscienza (che si deve comprendere utilizzando la parte razionale), e quello più profondo dell'inconscio (che lo si rielaborerà al di là dei limiti della mente e nell'ambito di un sapere antichissimo e comune a tutta l'umanità).


Il primo a mettere in luce il carattere simbolico della fiaba fu Sigmund Freud, il quale afferma che le fiabe riguardano gli aspetti più primitivi della psiche. Infatti, nell' "Interpretazione dei Sogni", Freud si riferisce alle fiabe per giustificare l'analisi dei lavori onirici.

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