lunedì 8 dicembre 2008

4. La grande figurabilità delle immagini del racconto


Freud aveva già indicato il cammino facendo un'analisi comparativa delle qualità del sogno e del racconto. In entrambi i casi, vi sono spostamento, condensazione, censura e grande figurabilità delle immagini ecc. Ciò che ci interessa nella cura, è la grande figurabilità nelle immagini del racconto popolare (oggigiorno in fondo sono le immagini che segnano il quotidiano della vita dei bambini e degli adulti: pubblicità, immagini video, televisione.) Il racconto ha sempre ispirato gli illustratori, ed i bambini, prima di sapere leggere, segnano le sequenze interessanti puntando con un dito le illustrazioni che parlano loro. Nel laboratorio, le tre casette del T 124, (i Tre Piccoli porcellini), sono un'interessante illustrazione del concetto dell'io-pelle di Anzieu. Il gioco e i disegni dei bambini, su questo tema contenente e protettivo, sono una miniera d’informazioni per aiutare quelli che non possono costruire dei buoni involucri che proteggono le zone erogene rendendole métaforizzabili in contenitori di pensieri utili alla comunicazione gruppale. Infine, questa figurabilità ha portato certe produzioni artistiche come la danza, il cinema, la musica, il teatro a propagarsi nei media ed il mondo dello spettacolo. Walt Disney prima della seconda guerra mondiale è stato un importante promotore del rinnovamento del racconto. L'immagine come il disegno e la teatralizzazione in laboratorio può servire di marchiatura simbolica se si vuole lavorare l'ipotesi del rendimento del concetto freudiano di “ricordo-schermo” nella nostra tecnica del laboratorio racconto terapeutico.

2 commenti:

MeneFraPo - Francesco ha detto...

Interessante questa prospettiva di Freud.
Mi riccordo quando ero alle elementari, le maestre ci raccontavano le fiabe, e noi dovevamo chiudere gli occhi e cercare di immaginare la storia nella nostra mente. Poi ci chiedevano di fare un disegno delle fiaba appena raccontata, e la cosa interessante, e che i disigni non coincidevano.
Secondo me non coincidevano, perchè questi racconti venivano interiorizzati e quella storia veniva integrata con alcune nostre immagini provenienti dalle varie esperienze.

Irene ha detto...

Ehi ciao! Anche a noi facevano chiudere gli occhi quando ci raccontavano una storia,però poi dovevamo dire a parole quello che abbiamo immaginato,e anche da noi i risultati erano diversi. Sicuramente accadeva quello che hai detto tu,e poi dipendeva anche dagli stati d'animo che avevamo in quel momento. Se avessimo rifatto il lavoro una settimana dopo,sarebbero risultate storie completamente diverse dalle precedenti. Mi è sempre interessato molto questo aspetto,il fatto che ogni piccola cosa può influenzare la nostra percezione sulla realtà.